La storia
Il Triveneto è storicamente uno dei territori in cui il legame con la vite è più forte e radicato, testimoniato dai primi insediamenti viticoli nel Nord-Est risalenti al dominio etrusco, tra il VII e il V secolo a.C..
Attività viticole importanti si registrano anche nel periodo romano, come dimostra la fama di alcuni vini “retici” e dell’ “Acinatico”, ricordati da Virgilio e Strabone Ulpiano Domizio nelle loro opere.
Mostra tracce viticole molto antiche anche il Friuli, che deve il suo nome proprio alla città Forum Julii, oggi Cividale del Friuli, fondata da Giulio Cesare che vi organizzò foro e mercato. Testimonianze si hanno inoltre da Plinio, che descrive un territorio verso Trieste dove veniva prodotto il Pucinum, vino lodato dai Greci e ritenuto motivo della longevità di Livia Augusta.
La Repubblica di Venezia
L’elemento unificante nella storia vitivinicola delle Venezie è rappresentato dalla Repubblica di Venezia, le cui attività si estendevano dalle terre d’Istria alla Vallagarina trentina.
L’immagine del Leone, infatti, campeggia ancora sulle vecchie porte di ingresso o negli affreschi sui palazzi più importanti delle città “dominate dai commerci” della Serenissima, le cui popolazioni si consideravano protagoniste dell’arte, della cultura e della civiltà europea di allora.
Dalla metà del 1300 fino al 1700 circa i commercianti veneziani controllavano quasi tutto il mercato del vino dal Mediterraneo Orientale fino alle ricche regioni del Nord Atlantico.
Questa fase storica segna l’inizio di un periodo di cambiamenti, sia nella localizzazione di vigneti che nella tipologia dei vini prodotti. A partire dal 1300, con la rivoluzione dei noli, la viticoltura viene spostata dalle zone più periferiche, dalle valli interne e dalle quote più elevate verso luoghi più vicini ai porti di imbarco e di commercializzazione.
Questa scelta influenza l’offerta merceologica: i vini iniziano ad essere riconosciuti non solamente per il loro colore o per il vitigno di produzione, ma anche per il luogo di provenienza.
A una maggiore richiesta di qualità dei vini, in gran parte destinati ai mercati d’Oltralpe, corrisponde inoltre una maggiore attenzione da parte dei viticoltori alle epoche di vendemmia, alla preparazione dei contenitori di legno, allo sviluppo tecnologico di torchi e alla conservazione e trasporto del prodotto.
Oggi
Verso la fine del XIX secolo la viticoltura trova nuovo impulso grazie all’attività di importanti centri di ricerca e formazione.
Ancora oggi nell’area sono presenti importanti scuole enologiche (San Michele all’Adige, Conegliano e Cividale del Friuli) e centri di ricerca a livello internazionale (la Fondazione Mach e il Centro nazionale per la viticoltura), oltre al nuovo Consorzio Universitario costituito dagli Atenei di Udine, Padova, Verona e Trento per la formazione degli enologi secondo lo standard europeo.